La tecnica costruttiva dei muretti a secco è relativamente semplice: si costruisce la base del muretto a secco, composta da due file parallele di pietre grosse, detta “piede” e che spesso viene costruita di poco sotto al piano di calpestio per essere successivamente parzialmente ricoperta dal terreno. Sul “piede” del muretto a secco si appoggiano gli strati successivi di pietre, senza aggiunta di leganti. Gli spazi vuoti fra le due file parallele di pietre vengono progressivamente riempiti da materiale più fine.
Raggiunta l’altezza desiderata il muretto viene chiuso da pietre più squadrate, a formare il cosiddetto “cappello” che riporta un livello omogeneo.
Nella foto si possono notare le guide tese prima dell’inizio della lavorazione che consentono di mantenere omogenea la superficie esterna della muratura a secco e costante l’angolo di inclinazione.
Le murature a secco, infatti, per essere stabili, non avendo leganti, devono essere realizzate con un angolo di inclinazione, stabilito sapientemente prima di iniziare la realizzazione dell’opera, volto a garantire la resistenza della struttura. Ciò vale anche per i rivestimenti in pietra a secco.
Nel seguente video potete vedere un esempio di tecnica di lavorazione.
Nell’esempio del video al muretto a secco viene data una finitura simile a quello che i romani chiamavano opus quadratum, con la differenza che i blocchi messi in opera in filari omogenei seguono solo tendenzialmente piani d’appoggio continui.
È possibile ottenere differenti finiture delle superfici piane dei muretti a secco, come il paramento ad opus incertum, caratterizzato da pietre lavorate a formare poligoni irregolari.
Le caratteristiche che le superfici piane dei muretti a secco possono assumere non si limitano solo alla tessitura, data dalla disposizione delle pietre, ma riguardano anche gli spazi interstiziali tra le pietre che possono variare da zero, o da pochi millimetri, fino a qualche centimetro, specialmente qualora la committenza preferisca che il muretto a secco venga fugato, operazione che va fatta esclusivamente con materiali specifici ed appositamente studiati, come la biocalce ad effetto pietra.
La finitura d’elezione per un muretto a secco di confine tra due fondi rustici, per esempio, dovrebbe presentare scostamenti maggiori dall’asse e con distanze maggiori tra le pietre, seguendo la finitura che i romani chiamavano opus siliceum. Ciò permetterà all’opera di assolvere alle funzioni precipue che i muri a secco rivestono nel paesaggio e nell’ecosistema, costituendo un vero e proprio “corridoio ecologico” di fondamentale importanza per l’habitat della microfauna e di alcune specie vegetali che lo andranno a colonizzare.
Inoltre, questa finitura apparentemente più grezza, grazie al numero maggiore di fessure e quindi ad una maggiore superficie esposta, consente una maggior condensazione della rugiada sulla superficie lapidea, favorendo la costituzione di una mini riserva idrica per le piante che viene protetta ulteriormente dall’evaporazione e dai raggi del sole anche dalla vegetazione spontanea che il muro a secco è in grado di ospitare.
È fondamentale quindi, specialmente nel ripristino dei muretti a secco parzialmente crollati, tener conto di queste funzioni ecologiche e paesaggistiche.
Un altro aspetto importante per la caratterizzazione di un muro a secco riguarda le asperità superficiali che le facciate del muro a secco presentano. La superficie infatti può essere perfettamente piana con distanze dal piano finito di alcuni millimetri fino addirittura a qualche centimetro di scostamento. Queste caratteristiche possono essere accentuate o meno a seconda del tipo di lavorazione richiesta e della funzione del muro. In una costruzione di pregio sicuramente si tenderà a prediligere una disposizione delle pietre tendenzialmente quanto più in asse possibile ed una distanza omogenea e non eccessiva a meno che non venga prevista la fugatura dell’opera finita.
Pietre forate naturali, con forme bizzarre, o altri elementi decorativi che si vanno ad incastonare nella muratura a secco possono poi conferire maggior pregio all’opera o caratterizzarla rendendola unica. Capita di rinvenire, all’interno di muri a secco da ripristinare, vecchi conci di riuso che negli anni, una volta assolta la loro funzione primaria, sono stati reimpiegati come materiale per la costruzione dei muretti a secco.
Tali manufatti diventano così un elemento di arredo della muratura. A volte questi elementi che vengono già utilizzati per deorazioni del verde, semplicemente posizionati in un giardino come elementi a sé stanti, possono essere maggiormente valorizzati se incastonati in un muro di cinta realizzato a secco.
Per i muri a secco destinati a cingere una corte o per particolari esigenze di creare movimenti curvi o suddivisioni lineari sarà possibile ricorrere ad elementi architettonici come la realizzazione di muretti a secco curvi o la realizzazione di muretti a secco cordonati, con cordonatura semplice o doppia. Quest’ultima tecnica, in particolare, viene si presta ad ottenere effetti illuminotecnici d’impatto posizionando i corpi illuminanti a LED al di sotto del cordone.
Si potranno altresì arricchire le murature con elementi d’arredo come nicchie, elementi a sbalzo o angoli aggettanti, su uno o su tutti e due i lati, formando un angolo cosiddetto “a coda di rondine“.
In definitiva con Pietra Viva ogni tipo di lavorazione è possibile e grazie alla nostra esperienza le soluzioni apparentemente più complicate diventano facilmente realizzabili.